M/I/M/ Diary

An experimental design Lab in Matera

The master’s voice (?)

Dopo gli scambi di oggi, mi sembra importante fissare qualche punto. Come prima cosa, nonostante per pigra consuetudine accademica si continui a definire “revisioni” le occasioni di condivisione, come quelle avvenute oggi via skype, mi sembrerebbe più opportuno definirle presentazioni o progress (per chi ama gli inglesismi).
Affermo questo perché non ritengo propria l’idea della revisione in un contesto in cui ci confrontiamo fra professionisti, o comunque fra adulti sebbene anagraficamente eterogenei, e sopratutto non mi sembra adatta allo spirito del laboratorio.

Vorrei però stemperare alcune reticenze o imbarazzi (per la verità rarissimi), verificatisi oggi in merito ad alcune indicazioni espresse in fase di  presentazione. Il poco tempo che abbiamo per passare da una fase di elaborazione ad un prodotto finito, richiede un forte legame di fiducia fra me, i docenti del PoliDesign e i gruppi di lavoro. Non ne farei affatto una questione di autorità, quanto piuttosto di autorevolezza, per il semplice fatto che abbiamo la responsabilità di portare a compimento un incarico (dal punto di vista formale), e la materializzazione di una visione proposta al committente, di cui io in particolare ne sono emanazione e incarnazione. Questo significa che eventuali perplessità espresse in merito ad alcune scelte progettuali o suggestioni proposte non devono essere considerate come opinabili questioni di stile, ne tantomeno come questioni di gusto personale (anche se ogni progettista, lo sappiamo, ne ha), quanto piuttosto come indicazioni del committente mirate ad ottenere la tipologia di prodotto che ha ipotizzato come finalizzazione del processo, che cerca di condividere e che ritiene irrinunciabili per una coerenza generale di progetto.

Essere allineati (anche attraverso confronti e scontri, se ci diverte e ci fa crescere), credo possa essere l’unica possibilità che abbiamo per ottenere un grande risultato che, nelle premesse, mi sembra proprio possibile.

Chiudo congratulandomi ancora una volta con voi per la passione e la qualità del lavoro che abbiamo visto oggi e che ha confermato, quasi all’unanimità, la coesione di tutti gli attori di questo progetto.

Sweet dreams.

Paolo

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LET’S MEET OVER SKYPE…

CONDIVIDENDO IDEE

salutiMATERANI 

 MELISSAgruppo1

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Gruppo_05_seduta_Ferula

I temi della condivisione, non solo dell’esperienza da fare insieme ma anche della convivialità, della personalizzazione dell’oggetto e della memoria del luogo sono evidentissimi.

FERULA è UNA SEDUTA CHE GIOCA DI INCASTRI E RICAMI.

Lo scheletro interno, in legno, è pieno di forature più o meno grandi, studiate a seconda che possano essere utilizzate per alloggiare le ferule o per avvolgere le fasce di rivestimento della seduta.

Ci siamo lasciati ispirare dai ricami delle nonne, dai rocchetti delle macchine per cucire, dai materiali, bellissimi, del luogo…

Gabrielle Talò

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Gruppo_05_M.I.M.=Made In Matera

La poltrona tufo.

Materiali: tufo, pelle, legno, metallo.

L’uso di questi materiali può comportare la nascita di un network tra professionalità diverse, tutte presenti sul territorio materano:

– lavorazione del tufo;

– lavorazione della pelle;

– lavorazione del legno, metallo (ferro battuto).

Nasce un prodotto 100% M.I.M. (Made In Matera..).

E’ emersa la necessità di differenziare i materiali dell’involucro a seconda che si tratti di:

–         arredo urbano;

–         arredo domestico.

In base alle differenti destinazioni d’uso si studiano i diversi materiali che compongono la seduta.

Per comodità abbiamo distinto le parti della seduta in “contenitore”, quella esterna, e “contenuto”, quella interna.

Il “contenitore” di una seduta di arredo urbano conserva la memoria del nucleo originario del progetto, la scatola in tufo,

ma può essere personalizzata in base ai luoghi in cui verrà allocata con l’uso di materiali autoctoni

(es: il tufo a Matera, il marmo bianco a Carrara, la serpentina verde a Prato, il granito rosso in Sardegna, ecc.).

Il “contenuto”,in questo caso, sarà costituito da materiali resistenti e le due parti probabilmente saranno fisse.

Il “contenitore” di una seduta da interni, costituito da due elementi scatolari mobili, che si aprono e si chiudono a seconda delle necessità, può essere realizzato seguendo le procedure classiche del distretto (scheletro in legno rivestito in pelle, tessuto, filati, ecc) o in materiale rigido (legno, metallo, ecc).

Il “contenuto” invece è costituito da due stecche rigide (in legno, ferule?, o metallo) alle quali si fermano, con asole o “bottoni”, le fasce da intrecciare, annodare, lavorare a piacimento.

Per quanto riguarda le strisce di materiale vario, esse rappresentano il cuore morbido dell’imbottito.

All’inizio abbiamo immaginato il morbido dentro, ora valutiamo di portarlo anche  “fuori”.

E’ l’imbottito che si impossessa dell’intera seduta, solo che internamente conserva l’idea del groviglio, della matassa, dei materiali diversi…

Oppure è l’intreccio che si adagia sul contenitore quando è chiuso.

E diventa il moderno centrino della nonna…

In queste differenziazioni va attentamente valutato il target di mercato che si vuole conquistare: materiali preziosi e ricercati potrebbero rendere la poltrona tufo un accessorio di alta moda.

La ricerca morfologica si è mossa verso la creazione di un prodotto “oggettivamente” accattivante e potenzialmente acquistabile.

Il cubo: forma semplice, la si associa alla scatola ma anche al potersi appoggiare sopra…alla seduta!

Le strisce di pelle: materiale piacevole al tatto e all’olfatto, colorazioni differenziabili e personalizzabili.

Viene conservata la possibilità di assemblare il prodotto personalmente o anche condividendo l’esperienza con altre persone.

Difatti le strisce di pelle possono essere intrecciate, lasciate libere, annodate..

Si possono mischiare materiali diversi: pelli, tessuti, filati intrecciati…

Nota: nell’ipotesi di seduta realizzata in materiale alternativo al tufo (legno a vista o imbottito) il trattamento del rivestimento esterno si vorrebbe conservasse l’effetto tattile del tufo.

Quindi la scelta di materiali naturali, poco lavorati, lasciati grezzi, ad effetto “carta vetrata”.

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IMES Gruppo 7

imes

IMES  si configura come un sistema di elementi componibili e mutevoli che descrivono le caratteristiche dei personaggi che identifica: invisibili, mimetici, equilibristi, socievoli.

Le tre  tipologie di moduli (modulo in legno, modulo guida semirigido, modulo imbottito), permettono di ottenere molteplici configurazioni fino a diventare quasi un macro gioco.

Le sedute possono variare dalla chaise longue al tappeto ma è l’utente finale a interagire con questi elementi (personaggi) configurando  nuovi scenari.

Gruppo 7

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GRUPPO 1 /MELISSA/2°tempo

Melissa continua a sperimentare sul concept della seduta utilizzando stavolta il legno e riproponendo l’idea della rete ottenuta da una serie di fori ordinati. Si crea in questo modo una struttura più semplice costituita solo dai due pannelli laterali e dai cilindri che li uniscono. I due fianchi sono ricavati da un pannello in legno sul quale viene realizzato un unico taglio che ripropone l’immagine del paesaggio urbano dei sassi. I cilindri che configurano la poltrona sono realizzati in feltro con una colorazione in scala di grigi. Il linguaggio introdotto dall’accoppiamento di legno naturale e feltro risulta elegante e da luogo ad un oggetto facilmente collocabile in qualsiasi scenario domestico.

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Gruppo 4 | Appunti di prossemica


Appunti Prossemica

GRUPPO 4 – Vito Monacelli

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Gruppo 1/ MELISSA/1°tempo

Il ritorno al mood di partenza e al primo concept della poltrona in versione “metal”, hanno rappresentato il tema del briefing effettuato tra i componenti di Melissa subito dopo la revisione on-line. Ripartendo dall’essenzialità e dalla scarna bellezza degli elementi utilizzati per la maquette, Melissa ha rimesso a fuoco il progetto ragionando sulla possibilità di tradurre in un oggetto concreto e funzionale i concetti alla base dell’idea. Così la griglia in ferro del modellino è diventata nella realtà la rete elettrosaldata utilizzata in edilizia che si presta ottimamente alla funzione di telaio senza richiedere ulteriori interventi o lavorazioni se non la piegatura.
Il modulo di cm 10×10 consente un’ampia variabilità di combinazioni per realizzare la propria poltrona semplicemente infilando bacchette di diverso materiale oppure passando una corda nautica o ancora un nastro di tessuto da tendere. La riduzione degli elementi che compongono la poltrona e l’ampia variabilità dei materiali utilizzabili per realizzare l’imbottitura permettono di ipotizzare una seduta low cost. Infatti Melissa si è concentrata su cilindri di silicone trasparente, rivestimenti in cuoio o feltro. L’uso di materiali improbabili per “guarnire” la rete in ferro ha permesso a Melissa di sperimentare in maniera giocosa nuove soluzioni che rappresentano altrettante contaminazioni con il food design o con il fashion design. Infilando nella griglia dei grissini e immaginando un salto di scala si ottiene un nuovo, provocatorio oggetto dello scenario domestico. Un raffinato nastro di raso bianco attorcigliato alla grezza struttura in ferro crea una seduta che rimanda a suggestioni “haute couture”.

Ps. per Paolo Rigamonti.
Melissa alle prese con grissini, matite, corde e nastri colorati cercherà di soddisfare la tua richiesta declinando quanto prima la seduta nei toni del grigio e ritornerà a sperimentare una proposta alternativa con il legno.

MELISSA_gruppo1: Alfredo e Marina Manca, Loredana Mobilia, Giovanni Martemucci, Noemi Zaccagnino, Luca Colacicco, Linda Chietera

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L’angolo della propaganda

Cari designer, imprenditori, artigiani, studenti, lavoratrici e lavoratori

mi sono preso il tempo di guardare con attenzione tutti i progetti e di confrontarmi con Rossana sull’esito delle revisioni di ieri.Innanzitutto devo complimentarmi con tutti i gruppi per la qualità del lavoro, per la vostra capacità, tutt’altro che scontata, di assorbire i concept del LabMilano, di elaborarli e di trasformarli in qualcosa di nuovo e personale.Fosse già solo per questo punto, direi che non lo si potrebbe definire diversamente da un grande successo.
Siamo tutti molto soddisfatti non solo dei risultati del progetto, ma anche dal clima generale che si respira. Stiamo lavorando sul design sperimentale, attraverso un modello di didattica sperimentale, con una componente di sperimentazione sociale, il tutto con 90 persone fra Milano e Matera, e il tutto funziona benissimo. Continuo a pensare che stiamo vivendo una situazione straordinaria e unica.
Per semplificare, posterò i miei commenti separatamente per ogni gruppo, in modo che ognuno di voi possa commentare a sua volta e aprire così un dialogo.
Colgo l’occasione per comunicare a tutti che abbiamo ricevuto i nominativi delle aziende che hanno aderito al progetto, per cui stiamo organizzando al più presto un incontro con i responsabili per presentare i progetti e per stabilire le associazioni gruppo/azienda.
Infine vi comunico che nella giornata di ieri il blog a raggiunto quota 1004 visite. Non male direi.

Paolo Rigamonti

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Libere opinioni – G1

Per il gruppo 1… mi sembra molto interessante l’idea, forse mi lascia perplesso il risultato finale. Anzi… mi sembra curioso il salto che avete fatto dai prototipi di studio in lamiera e cannucce al render finale.Personalmente vi proporrei di prendere in considerazione le spalle laterali in legno naturale, più basse e con una griglia regolare di fori, per permettere ad ognuno di costruirsi la sua seduta come vuole (e voi potreste produrre un “abaco” indicativo di possibili configurazioni), e i traversi potrebbero essere tondi di legno rivestiti di feltro (mi usate un feltro in scala di grigi? vi prego…). Insomma… un linguaggio un po nordico e semplice. Che ne dite?

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